Il Mondo animale: la Gru

Gru

Gru
La gru è uno degli animali che troviamo rappresentati nei geroglifici egizi.
Come il falco, essa rappresenta l’anima umana, il Bâ.
Per gli egizi era, inoltre, simbolo di fortuna e per questo, stando ad Erodoto, essi coprivano i loro scudi con pelli di gru; usanza che nell’aspetto simbolico della rappresentazione pittorica o incisoria troviamo nelle popolazioni dell’Italia fino al nord Europa.
Inoltre essa rapresentò in maniera univoca la virtù della Vigilanza, visto che esse come diversi altri uccelli devono alla loro attenzione la possibilità di non cadere vittime di predatori di cielo e di terra.

La leggenda antica narra che questi trampolieri che dormono con una zampa retratta sotto il corpo, in realtà reggano una pietra con la zampa, allo scopo di non lasciarsi vincere dal sonno.
Il legame solare di questo trampoliere è poi sottolineato dal racconto fanatstico del comportamento che dovrebbero possedere, cioè di ingoiare una pietra che espulsa, cioè vomitata, si traforma in oro.
Risulta chiaro il riferimento alla trasmutazione filosofica e sustanziale, della volgare materia in materia purificata e mondata da tutte le “lordure”.

Tale visione si ritrova nelle immagini della gru che sosta sul guscio della tartaruga, quest’ultima simbolo di lubricità e vizio.

Presso i popoli dell’area medio orientale, fu rappresentato e ritenuto sacro; si traevano auspici dalla sua strana danza che suole fare e tale osservazione era agevolata dal fatto che tale uccello è da considerarsi semi-addomesticabile.
Come accade molto spesso si avvicinarono comportamenti umani, spesso viziosi, alle abitudini “innocenti” di essere vivente; di tale onta dovette caricarsi la gru a cui furono attribuite le poco virtuose ballerine di strada dell’epoca antica.

Pur tuttavia in altre culture tale visione è, fortunatamente, superata dalla grazia delle danze che fanno si che vengano a tutt’oggi ad avere un legame col divino, specie in aree orientali ove un certo modo di vivere la religiosità è legata alla natura delle cose e non relegata su piani squisitamente mentali e dialettici.
Tale considerazione ipostatisica fu poi ritrovata poi nella Grecia micenea e tirintica.
Sappiamo che essa veniva collocata dagli autori antichi greci e latini, nella zona sud della valle del Nilo ove viveva, narra la leggenda, un popolo rissoso e rozzo contro cui si scontravano spesso le gru.
Tale popolazione era chiamata dei Pigmei.

I Greci le  chiamavano geranos, che ha la stessa etimologia di geros, vecchio e saggio.

Nel Diluvio universale greco, Deucalione fu salvato proprio dalle gru che lo condussero sul monte Gerania.
Nelle Opere e i Giorni, Esiodo fa annunciare i giorni dedicati alla semina proprio dalle gru (448-449) che provenendo dalla Scizia, annunciano con le loro grida l’avvento dell’inverno.

Plutarco, colpito dal modo di disporsi in volo secondo una formazione ad angolo acuto, afferma che queste si disponessero a Y, lettera che, si può notare, era tenuta in particolare considerazione presso i pitagorici.

I Cristiani seppero poi, affiancare tale trampoliere proprio alla figura di Cristo: sia perchè la Y, fu una delle lettere simboliche del Cristo stesso, sia perchè nelle lunghe migrazioni esse seguono un capo volo che precedentemente si erano prescelte.
Tale comportamento è in sintonia con il Cristo, comandante supremo dell’anime virtuose che lo seguono verso la salvezza eterna.

Sappiamo che le abitudini di nutrirsi di insetti e di mettersi sui dorsi dei grossi erbivori per nutrirsi dei loro parassiti colpì sicuramente i Celti, e in particolare dei Druidi.

Le rappresentazioni di questo particolare comportamento fu rappresentato nella nusmismatica antica, come espressione dell’anima che guida la “materia” legata alla logica terrestre, e visto l’orrizontalità delle colonne vertebrali di quest’ultimi, potremmo affermare che il Bâ che “guida” il Ka, l’anima più vicina al corpo.