Il Mondo animale: la Pantera

Pantera che sorregge il faraone

La Pantera fu considerata come una fiera nobile, aggraziata e bella dagli antichi: non stupisce, perciò, che le si attribuissero le più splendide virtù, spesso anche fanatsiose.

In effetti in molti riti sacrali i sacerdoti si coprivano di una pelle del suddetto animale.
Presso gli Egizi le pelli di pantera, sacrificate secondo i riti, erano poste dinnanzi ad Osiride e ad Anubi.

Quest’ultimo, dio dei morti, era vestito di una pelle di pantera; tale “veste” esprimeva la seconda nascita, in quanto il termine greco ad essa associata di “nebride”, sta a significare letteralmente “nuovo peso” (neo= nuovo e brizo= essere pesante), intendendo una nuova esistenza.
In particolare “nebride” era la pelle del cerbiatto
.

Nei riti funerari la pelle di pantera veniva posta sotto il defunto rappresentando così l’augurio di una “buona sepoltura”.

mest triplice pelle

Interessante che, sempre in Egitto, le tre pelli riunite assieme, chiamate mest col significato sia di partorire sia di nascere, ma anche, forse,  riferimento ai tre foglietti embrionali.

In realtà il potere delle pelli di animali felini viene ancora oggi accettata presso la cultura contadina, che ritiene dotate di poteri taumaturgici posta sulla parte ammalata, specie per patologie artrosiche e nell’artriti di varia natura.
Tale convinzione è legata al fatto che i peli siano, delle specie di antenne riceventi ed emettitrici di energie elettromagnetiche.
Di fatto il faraone obbligava i popoli sconfitti in battaglia a pagare, come tributo, un certo numero di pelli.
Di tale aspettativa energetico sacrale furono convinte tutte le civiltà antiche, e, ancor’oggi, si trovano molti asceti e monaci dell’Asia centrale usano coprirsi con la pelle della Pantera le spalle e la nuca.

Ovvio il legame protettivo nei confronti della nuca, in senso energetico, il cervelletto; ci indica la volontà di uscire dall’influsso sublunare, per entrare nella manifestazione sia solare che mercuriana.

La prima per “ricordare” chi si sia (figli di Dio), l’altra come aspetto psicopompo e psicagogo.

Presso i Greci, la pantera fu considerato sacra a Dioniso e a Bacco, che usavano coprirsi con la sua pelle.

Anzi spesso si ritrovano statuette zoomorfe dell’animale con sulla fronte una ghirlanda di edera.
Ancora una volta si ritrova l’occulta relazione tra Sole e Giove!

Tertulliano, antico scrittore latino, nel suo “De corona militis”, spiega che Bacco, l’Osiride greco, porti sulla testa l’edera per preservarla dalla ottundiemnto e la pesantezza del troppo vino.
Nelle feste dionisiache, inoltre, le pantere trainavano il carro del dio e le teste bronzee reggevano e ornavano i tripodi dedicati al dio, al punto da rappresentarne l’aspetto del “divinum verbum”, spesso rappresentato alato e con il dito in bocca.

I Fenici assegnavano la pantera alla dea Astarte, come cavalcatura sacra.
Si ricordi che Astarte era la dea della nascita e della generazione umana, ovvero anche della manifestazione vitale.

Molto spesso teste metalliche di pantera ornavano candelabri e lucerne; a dimostrare l’aspetto di estrema relazione tra queto felino e la luce, analogicamente la giaguaro per le culture amerinde. Nel cristianesimo antico, la pantera conservò nell’analogia del Cristo le sue virtù protettive verso l’anima che vola in cielo e della possibilità di entrare nel mondo spirituale donde trarne ispirazioni e segreti.
In analogia col “profumo di santità”, il profumo emanato dalla pantera attira tutti gli animali tranne il drago e il serpente.
Il Cristo colla sua santa emanazione attira i beati e allontana il demonio.

La pantera ha avuto, presso l’iconografia cristiana, anche aspetti malvagi; infatti, la pantera e legata all’aspetto della concupiscenza degli occhi.
Quella della carne, la lupa1 (cfr. lupo), e il leone, con la concupiscenza dell’orgoglio.

Presso gli Ebrei rappresentò la caduta dalla fede nel Dio unico nell’idolatria.

1 Ricordiamo che i postriboli latini furono chiamati anche lupanari.