Filosofia della Spagyria: Sole vegetale – Alloro

Habitat
L’alloro si incontra sporadicamente spontaneo in macchie e boschetti, più frequentemente frammisto alla macchia, lungo la costa italiana, isole comprese, ed intorno al lago di Garda, del Friuli, dell’Istria e della Dalmazia.

Costituenti principali
O.e. contenente 1,8 cineolo; lattoni sesquiterpenici, alcaloidi isochinolici (foglie);
o.e. contenente 1,8 cineolo, a- e -pinene, citrale;
lattoni sesquiterprnici, acido laurico, palmitico e oleico (bacche).

Informazioni
Le indagini scientifiche sull’attività biochimica sull’animale e in vitro di Laurus nobilis comporta mostrano risultati interessanti in alcune forme cancerose.
Non meno interessanti quelle sulla attività dell’olio essenziale.
Nella tradizione medica iraniana alloro, sotto forma di o.e., viene utilizzato in alcune forme di epilessia.

Come accade per diverse piante solari come la palma, il lino ed altre, viene portata al capo. Tale simbologia richiama l’avvenuta “solarizzazione” del cervello “lunare” il quale obbedisce alle leggi del Cuore (solare).
Il Lauro o Alloro incoronò sia i vincitori di dispute letterarie o filosofiche sia i vincitori delle gare olimpiche dell’era antica.
Anche le fronti delle muse Calliope e Clio erano adornate da questa pianta.
Era sacra grandemente a Febo-Apollo e anche a Marte.
La leggenda vuole che Dafne (trafitta da Eros con una freccia dalla punta di piombo, che toglieva ogni passione), per sfuggire la seduzione di Apollo (che invece era stato colpito dalla freccia d’oro, che genera la passione), chiedesse al padre Peneo di far si che il dio solare non giungesse a termine nel suo intento di seduzione.
Il padre acconsentì e trasformò la ninfa in alloro.
Piangendo Apollo la nominò pianta ad esso sacra cingendosene il capo.

Dal punto di vista simbolico leggendolo su di un piano officinale sembrerebbe descritta la capacità tradizionale di essere efficace sulle linfangiti, “sciogliendo” la stasi linfatica.

Dafne, rappresentata da una testa di giumenta, era venerata dalle Menadi, orgiastiche masticatrici di foglie d’alloro.
Durante la cerimonia di fine anno, il re annuale era uno stallone bianco, che alla fine dell’anno veniva ucciso e fatto a pezzi dalle Menadi.
Una volta terminato il cruento sacrificio, si bagnavano per purificarsi.
Erano riti pre Ellenici, all’arrivo dei invasori nordici, che invece adoravano il solare Apollo iperboreo, le sacerdotesse di Dafne si rifugiarono a Creta.
Plutarco riporta che lì avrebbero adorato la Dea sotto il nome di Pasifae, “colei che porta la luce per tutti”, ipostasi della Luna.

Si svolgevano anche delle gare, chiamati Pitici, e ai vincitori veniva offerta una ghirlanda da porsi sulla testa.
Apollo, quindi prese come rappresentazione archetipale la pianta di alloro, e ogni otto, nove anni si celebravano feste solenni a Delfi e a Tebe.
Qui i giovani festeggiavano l’uccisione del serpente Pitone, che proteggeva il tempio della Pizia.
Quest’ultima era l’unica che traeva auspici masticando le foglie dell’alloro, osservando le sue fiamme e respirando il fumo che si levava dai semi di stramonio gettati sulle braci.

La nostra tradizione ne fa una pianta molto usata come digestivo, sciogliente i catarri e antiputrido intestinale.
Per uso esterno funge da antidolorifico in caso di reumatismi e come cura tricologica.
Possiede proprietà antinfiammatorie cutanee che lo rendono utile per psoriasi e dermatiti sotto forma di addittivo di sapone duro ( A. Angelini ,”I saponi duri” riv. Kemi Hathor n°53 1991) conosciuto come sapone di Aleppo.