Filosofia della Spagyria – Sirio: La signora del Tempo

Tratto da “La Luce di Kemi”  A. Angelini ed. Kemi Milano 1982

Sothis (https://it.wikipedia.org/wiki/Sopedet)

“L’osservazione dei cicli cosmici stellari, per l’egizio, corri­spondeva alla misurazione del tempo, perché’ terminato quel ciclo particolare, ne seguiva un altro, con caratteristi­che differenti.
Ogni ciclo portava un suo profondo contenuto, sostanzial­mente diverso dagli altri.
Questa e’ la profonda differenza di concezione temporale esistente tra noi e l’uomo antico.
Se per noi il tempo scorre sempre eguale a se stesso, come se non facesse parte della nostra stessa vita, come un ente di comodo entro cui collocare la successione dei vari avveni­menti, per l’egizio antico esso era l’anima dell’epoca, il vivificatore, l’Ente che fissava un determinato cachet per tutta la sua durata.
Dicendo anima, ci riferiamo a quelle forze dell’elemento Acqua chiamate dagli antichi con il nome di Angeli.
Quindi il tempo sarà il regno dell’Angelo, e vita e tempo diventano sinonimi.
Come forza vitale esso era il datore di vita per un periodo determinato, con tutti gli avvenimenti costituenti il tessuto della vita stessa; era il saggio distributore delle forze, che scendendo dall’alto, vivificava gli esseri.
L’egizio, quindi, con lo studio attento dei movimenti celesti, sopratutto la loro successione, rilevabile con la sua buona conoscenza astronomica, si poneva in grado di prevedere anche il futuro.
Questa conoscenza era il mirabile compen­dio di una conoscenza scientifica basata sull’osservazione dei fenomeni celesti, una visione chiara e limpida delle corrispondenze tra le varie forze e le loro esatte funzioni, ovvero la conoscenza dell’importanza e delle caratteristiche peculiari dell’Angelo che entrava in funzione. Tutto ciò’ poi era accompagnato dalle influenze particolari dei vari sottocicli e dalle interferenze dei cicli maggiori fra di loro.
Non deve meravigliare, quindi, come leggendo i testi sacri, si veda, ad ogni piè sospinto, il tempo associato ad opere sacre che devono essere compiute in quel determinato lasso di tempo in cui il ciclo stesso comanda.
Il regno di Sotis nel cielo, corrispondente alla nascita dell’ultima era umana della presente umanità, l’età esiodea del Ferro, la quale porta con sé, nei suoi caratteri, il sistema che dovrà possedere l’iniziazione di questo periodo e, quin­di, in ultima analisi, le pratiche religiose che si dovranno compiere sotto il regno Siriaco.
Ogni ciclo temporale conterrà dei sottocicli ed essi verranno conteggiati di volta in volta che la Stella Sirio ritornerà annualmente alla condizione astronomica di sorgere prima del Sole, cioè quando sarà nuovamente eliaca.
Pertanto Sothis sarà chiamata la Dea degli Anni come si può osservare dalle iscrizioni che vi sono in Abido, ed ogni anno sarà contrassegnato, oltre che dai caratteri generali stabiliti dal ciclo temporale del Sole, anche dal carattere particolare del sorgere eliaco di Sirio.
Per cui REMPIT, ogni anno, sarà diverso dall’altro.
Il simbolo stesso dell’anno, il contrassegno con cui verrà rappresentato, sarà il simbolo stesso della Dea, come si può osservare presso la XIX Dinastia, la Madre: equivalente ad anno.
Perché viviamo nell’epoca Siriaca, l’era della Madre, l’era di Iside, era interamente passiva, femminile, di colei che guida l’ultimo cammino dell’uomo e che ha l’incarico di chiudere un ciclo formato da quattro Grandi Età, di cui stiamo vivendo l’ultima.
Questo grande ciclo contiene in sé cicli minori, settenari, che secondo l’Abate Tritemio:
«- Septem sun planetae, quibus septem praefunt Angeli, et illis sunt 21 Spiritus subiecti, per quos nunciantur arcana

Sono soggetti ai sette pianeti, ai quali presiedono sette Angeli, e ad essi sono soggetti 21 Spiriti, per mezzo dei quali vengono annunciati gli anni.
Questi Sette Angeli, o forze vitali: «- Sunt septem Angeli planetarum secundum traditionem antiquorum sapentium, quorum quilibet ducit Mundus annis trecentis quinqua ginta quator mensibus bis binis in ordine suo-», conducono il mondo per 354 anni e 4 mesi ciascuno.
Quindi ogni 2480 anni le successioni si ripetono, formando così un ciclo maggiore composto da 7 cicli minori.
Terminato un ciclo, il tutto ricominciava da capo.
Si avrà un altro ciclo suddiviso a sua volta in cicli minori di 118 anni, dato che i Sette Angeli maggiori subiscono, ciascuno di essi, una ulte­riore suddivisione in tre. Il ciclo di 118 anni richiama immediatamente quello più conosciuto, la sua metà, il ciclo di 59 anni oppure di 60 anni e questo, a sua volta, quello di 29,5 anni o il ciclo di 20 anni circa che si inserisce e si compenetra nel ciclo planetario di Saturno-Giove della nostra Astrologia.
In tal modo, un anno non sarà mai eguale all’altro e, con la conoscenza di queste influenze che dirigono la vita, l’Abate Tritemio dice che:
«- per quos intentionis nostrae operamur effectum per mezzo di loro possiamo condurre a effetto le nostre intenzioni.

La valutazione del tempo, secondo il concetto degli antichi, evidentemente si presta ad essere, scientificamente, la con­cezione più logica che si possa avere di esso.
Unire indissolubilmente il tempo e la vita, farne dell’uno una funzione dell’altra è stata una delle più grandi conquiste del pensiero degli antichi.
Da questo punto di vista, il tempo avviene ad essere intima­mente connesso con la costituzione propria di ciascuno di noi; verità che possiamo constatare ogni giorno ove il tempo è subordinato ai nostri stati di coscienza interiori.
Infatti le ore possono passare in un attimo come possono durare molto di più.
Tutto dipende dalla coscienza del momento.
Considerando che le forze che ci sorreggono, le forze vitali e psichiche, appartengono al campo Astrale, all’elemento Acqua, possiamo arguire che esse sono intimamente con­nesse con il concetto di tempo, che colà ha la sua sede.
Queste forze che animano tutto il nostro essere, questi Dei che fanno parte di noi stessi, hanno fatto dire all’egizio del Medio Impero:
la mia colonna vertebrale è quella di Seth
il mio membro virile è il membro virile di Osiride il mio fegato è quello del signore Kher Aha il mio petto è quello del Signore dei Terrori-.
Perciò, se non dobbiamo più stupirci dinanzi alle afferma­zioni dell’egizio, dovremo anche accettare il concetto antico della suddivisione della giornata in ore, perché ognuna di esse possiede una sua influenza, soggetta ad una particolare forza, che dipende, evidentemente, dallo stato magnetico ( che è pur sempre una forza) del momento.
Nel grande Tempio di Iside, a File, in Egitto, sulle pareti del Pronao, vi sono sulla destra l’elenco delle ore del giorno, con gli Dei che vi sono preposti e sulla sinistra le ore della notte: «Vi sono qui sette Spiriti Splendenti, Amsetz (prima ora) Hapi (seconda ora), Duamutef ( terza ora) Maatef ( settima ora)..-
Quelle ore, i più piccoli sottocicli esistenti, che il nostro Abate Tritemio diceva:
«- ab ortu solis inequales, quae dicuntur Horae planetarum-» , quelle ore che si iniziano a contare dal sorgere del sole e che quindi sono ineguali, e che si chiamano ore planetarie, sono soggette, secondo i giorni della settimana a influenze diver­se
Questo concetto richiama immediatamente la suddivisione per sette dei giorni.
Non sarebbe molto più comodo andare per decadi, visto che ormai tutto il mondo possiede il sistema decimale?
Ma nessuno osa mettere mano per modificarle, poiché così hanno stabilito le forze che regnano nell’elemento Acqua.
Anzi, nel cambiamento da Calendario Giuliano a Gregoria­no si è fatto di tutto perché nel salto dei numeri dei giorni, venisse rispettata la sequenza naturale degli stessi.
Da quanto abbiamo esposto, possiamo renderci conto della saggezza e dell’accortezza dell’uomo antico.
Egli predispo­neva le ore della sua giornata nel modo più favorevole e sotto le condizioni migliori di ricezione per le sue azioni pratiche.
Ben diverso è il nostro modo di governare la giornata, infatti, considerando ogni ora uguale all’altra, compiamo qualsiasi azione, anche la meno indicata, che quell’ora ci suggerisce.

Ora che abbiamo un quadro generale delle suddivisioni temporali e delle loro funzioni, possiamo renderci conto del perché l’anno sia stato suddiviso in un calendario di giorni nei quali doveva essere rispettata una liturgia piuttosto che un altra, proprio in considerazione delle particolari influen­ze di quello specifico settore dell’anno e del giorno.
Così il nostro calendario cristiano ripeterà quello romano , il romano farà riferimento al greco che a sua volta ricalcherà esattamente quello egizio.
Nessuna religione ha portato niente di nuovo nelle feste liturgiche dell’anno!
Alla festa egizia di Harpocrate, di Horo Bambino, il Cristia­nesimo ha sostituito di pari passo, con il medesimo signifi­cato, quella del Natale, la nascita di Gesù.
Quando illustreremo il cielo astronomico del 5.500 a.C. vedremo in esso il Presepe, l’Asino, il Bue o il Toro: tutto il simbolismo che compare sulla scena della Natività Cristia­na. La morte e la resurrezione di Osiride sono state portate nella nostra Pasqua con lo stesso rituale che prevede di fermare tutte le campane fino al giorno della Resurrezione.
Le Feste della Hathor egizia, la Gran Madre, sono state portate tal quali nel Cristianesimo:
– L’Avvento, che cade nel mese di Novembre corrisponde alla processione di Hathor che avveniva il giorno 8 del mese canopico di Thoth;
– il giorno della Concezione di Maria Vergine continua le feste della processione di Hathor che avveniva nei giorni 19-20-21 del mese di Thoth;
– il giorno della Candelora, ai primi di Febbraio, con la purificazione della Vergine, era per i Greci la rinascita di Core, con la festa delle luci, e per gli Egizi la festa di Neit, altro nome di Hathor, che veniva celebrata il giorno 8 del mese alessandrino di Mechir;
– la festa della Madonna di Lourdes corrisponde a quella egizia di Hathor-Neit, il giorno 17 del mese alessandrino di Mechir;
– la festa di Loreto, il 25 Marzo , corrisponde alla festa greca di Cibele e alla Grossissima Festa degli egizi, celebrata il 4 del mese canopico di Tybi;
– la festa del Sacro Cuore di Gesù, il 25 Giugno, continua la nascita degli Dei al solstizio di estate, il 4 ed il 5 del mese alessandrino di Payni;
– il giorno del Sangue di Gesù, il 1 Luglio, corrisponde al primo dei giorni intercalari del giorno 1 del mese ramesside di Mesori, il giorno in cui nasceva Osiride; l’Assunzione della Vergine, nel mese di Agosto, ricalca la nascita di Nut, celebrata con la Festa delle Lampade nel mese canopico di Payni, e nel mese alessandrino di Mesori; la festa del Nome di Maria, il 12 Settembre, corrisponde alla processione di Hathor e Horsamnta del 27 del mese cano­pico di Thoth.
E la lista potrebbe allungarsi per tutti i giorni del calendario. Se tutto questo potrà dispiacere ad un cristiano, si rassereni comunque, perché potrà rendere omaggio ai nostri più lon­tani progenitori, alla loro sapienza, alla loro intuizione.
Potrà riconoscere, sopratutto, l’infinita saggezza, fonda­mento di tutte le nostre azioni e che, fondendosi nella vita di tutti i giorni, ne fissa i tempi, divenendo una dimensione vita-tempo che tutto regge e tutto regola. Si dispiaccia, piuttosto, dell’anarchia che portiamo all’ordi­ne generale con il nostro disordinato e caotico sistema di vita. La civiltà moderna ci impone il consumismo e questo ci soggioga alla pari dei robot; la tanto decantata libertà di pensiero è oscurata dalla più nera ignoranza delle più’ sem­plici ed elementari nozioni della Natura.

Il cielo del 5.500 (in realtà la data va determinata esattamente da parte del lettore e studioso N.d.R.) rappre­senta, come abbiamo visto, un inizio di era, l’ultima spiaggia a cui approda la presente umanità.
Ma esso, oltre a cadenzare gli avvenimenti che si succede­ranno in quest’era, mostra quale sarà il sistema di iniziazione che entrerà in vigore nei tempi in cui questo ciclo avrà il suo compimento. Infatti esso indica all’asceta le tappe che dovrà percorrere; indica all’Eroe, al seguace di Eros, il Dio dell’Amore, forza espansiva che pervade tutto l’Universo, le battaglie che lo attenderanno prima che egli possa raggiungere i Campi Elisi, la meta ultima dei suoi sforzi.
La Via dell’ascesi è formata da Quattro Strade.
Quattro tappe attraverso le quali si compie il cammino dell’iniziato, del Redentore di questo universo.
Egli, per via endogena, dovrà riportare all’unità, alla sintesi, la Quadru­plicità su cui si basa questo cosmo.
Ma perché egli possa presentarsi alla Prima Porta, gli viene chiesto un sacrificio: dovrà immolare la propria personalità, affinché dentro di lui possa nascere, o meglio risorgere il suo individuo storico, quello che forma la sua individualità più profonda.
Essa nasce quando, nel suo intimo, sorge la Stella del Mat­tino, l’annunciatrice radiosa del giorno che, nei pellegrinag­gi medioevali, era simboleggiata con l’arrivo a Santiago de Compostela, in Galizia, ove nel 600, sul campo in cui era stato sepolto l’Apostolo Giacomo il Maggiore, era comparsa una stella.
Quindi la via dell’ascesi, l’omaggio riverente che viene por­tato alla Reggente di questo ciclo, la Iside Urania, consiste nel seguire la via che essa ha tracciato nei cieli.
Così facendo, si potranno travalicare gli avvenimenti che Essa stessa ha imposto; gli stessi cieli potranno divenire, in tal modo, pri­gione per chi non vorrà intendere, ma per chi vorrà aprire gli occhi e le orecchie, saranno la via della liberazione.
Come le tappe che l’uomo deve percorrere sono segnate nei cieli, così in essi sono tracciate le vie iniziatiche che egli deve seguire.
La Stella del Mattino, che brilla nell’interiorità dell’iniziato e che diviene la Pietra su cui egli dovrà lavorare per la sua politura, è materializzata dalla stella astronomica del matti­no, Sirio.
La percorrenza delle vie celesti sarà il cammino verso il regno di Ra; le costellazioni segneranno le tappe raggiunte, di volta in volta, dall’iniziato.
Primo compito dell’iniziato sarà di riportarsi a quell’Umido Radicale, o Materia Prima, che sottostà a tutti i fenomeni visibili e invisibili.
Per fare questo, per poter arrivare alla sua Acqua, estrarla da se stesso, egli, facendo leva sulla sua Volontà, manifestazione sensibile del Fuoco, dovrà subire il suo Calvario.”