Il Mondo animale: l’Ureus (approfondimento)

L’Ureus era il simbolo che spuntava dal centro della fronte del Faraone; un cobra femmina in collera, dalla gola turgida, che personifica l’occhio infuocato del re.
Lo si trova, anche, sui fregi dei templi ed adorna il capo di molte divinità solari.
I figli d’Israele nel deserto vennero attaccati dai serpenti (Nm 21,6), come punizione del peccato di aver parlato male di Mosè, ma guardando il serpente di bronzo fatto da questi furono miracolosamente guariti.
Infatti, l’Ureus
imperiale egizio, simbolo dell’autorità faraonica, come tale rappresenta l’equilibrio cosmico e la salvezza.
Dall’ Ureus del Faraone, figlio di Osiride e condizione vivente per il mantenimento dell’equilibrio, il Cosmos, in antitesi al Caos primordiale, derivò sia il serpente di Mosè che quello di Esculapio.

I figli d’Israele, nel deserto vennero attaccati dai serpenti (Nm 21,6), come punizione del peccato di aver messo in discussione l’autorità, di Hosaref (come affermò il dottor A.Angelini), nome egizio di Mosè, ma guardando il serpente di bronzo fatto da questi, in segno di sottomissione, furono miracolosamente guariti.

Presso i sacerdoti egizi la trasformazione di un bastone in un cobra era considerata abbastanza “normale”, quando si voleva mostrare la propria potenza.
Il serpente è tuttora il simbolo della medicina e si lega al mito di Esculapio o Asclepio, nel quale il dio viene rappresentato accompagnato da una verga intorno alla quale si attorciglia un serpente.
Il simbolo fallico, che è il simbolo del peccato e del castigo, diviene anche lo strumento di salvezza: nel linguaggio del simbolo, peccato, castigo e salvezza si condensano in un’unità che è simbolo dell’avvenuta risalita lungo la colonna vertebrale dell’energia “dormiente” alla base del perineo.

L’Ureus fu quello che per la tradizione medioevale rappresentò il Basilisco, animale con la testa di gallo, spesso anche con il corpo serpentino e piumato, simbolo presso i Cristiani del male.
In particolare rappresentò una delle quattro bestie infernali, oltre al leone, l’aspide, e il dragone.

Per i popoli mediterranei l’Ureus-Basilisco nasceva dall’uovo generato dal corpo dell’Ibis, morto a causa del troppo veleno ingerito, a seguito della sua poderosa dieta a base di serpenti velenosi durante la sua esistenza.

Plinio ne dà un immagine terrifica nella sua Historia naturalis, al punto da attribuirgli effetti mortali al solo sentirne l’odore o al solo guardarlo.
Il ché ci porta diretti al mito di Medusa.
Ma anche di essere un messaggero tra gli dei e gli uomini, specie per portare le precie e richieste dei mortali agli dei stessi.

In Assiria il dio Nergal, è stato raffigurato, da Elifas Levi come un drago dalla testa di gallo.
Fu molto rappresentato nelle cattedrali gotiche , talvolta anche, nelle più terrestri chiesette rurali specie nella Francia.