Filosofia della Spagyria: Marte vegetale – Scilla marittima

Habitat
Pianta tipicamente mediterranea, è diffusa in Portogallo, Spagna, Francia, Italia e Marocco.
Allo stato spontaneo non si allontana di poco dal mare, dove si interra nella sabbia o fra le rocce.

Componenti principali
Glucoscillifeosidi; quercetina, kempferolo, bufadienolidi.

Informazioni
‘…Questa pianta medicinale era conosciuta dagli antichi Egizi, che la chiamavano “occhio di Tifone”.
Alle sostanze sulfuree si aggiunge un glucoside-steroide analogo a quello della digitale, detto scillarene
.
I rimedi estratti dagli involucri mediani carnosi di questo bulbo agiscono in modo forte sull’organismo dei liquidi e fanno eliminare le acque morte, non più penetrate dall’eterico (nell’idropisia
, l’ascite e i riversamenti acquosi della pleurite).
Influenzano favorevolmente anche le infiammazioni della vescica e del rene, le zone della testa e del petto, il cuore e la respirazione.
Nella scilla la transizione tra i ristagni eterici del bulbo e lo sviluppo astrale del fiore  e solo dopo appare (?) il fogliame.
Per uso esterno, le foglie schiacciate sono state impiegate sulle bruciature, le piaghe, le suppurazioni, i foruncoli, i paterecci, come già specificato per altre Liliacee.
“(Pelikan)

Gli estratti di varia estrazione di D. maritima (L.) Stearn (sinonimi Urginea maritima (L.) Baker, Charybdis maritima (L.) Speta e Urginea scilla Steinh) possiedono attività acaricida a dosaggi non tossici.
Possiede un’importante attività antiasmatica.
Come per altre piante si è osservato, in vitro, un’attività citossica sulle cellule del cancro al seno.

Molte ricerche recenti sulle capacità cardiotoniche risulterebbe che lo scillarene possieda ad azione rapida, specialmente in pazienti con fibrillazione atriale.

Scilla nelle antiche tradizioni
La Scilla può essere annoverata fra i rimedi di uso più antico fra le popolazioni abitanti il bacino del Mediterraneo.
Nominata nel papiro di Ebers, essa è ricordata da Teofrasto, da Plinio, da Dioscoride, al quale fra l’altro, si deve la preparazione del vino scillitico il cui uso, come quello del miele scillitico, introdotto più tardi dagli arabi, non è ancora completamente dimenticato.
La Scilla è stata una delle piante più utilizzate delle antiche popolazioni del Mediterraneo. Teofrasto (IV-III sec. a.C.) affermava che fosse impiegata in cerimonie espiatorie e per allontanare i sortilegi.

Plinio (I sec. d.C.) narra che veniva appesa come amuleto universale sopra la soglia di casa per tenere lontano i malefici.
I Greci piantavano la Scilla sulle tombe e le attribuivano la proprietà di guarire la follia.

A Dioscoride erano già note le proprietà diuretiche di questa droga e ne indicava l’impiego contro l’idropisia; essa era usata inoltre contro la tosse, contro l’asma e nel trattamento di numerose altre malattie.
Nel Medioevo, secondo Alberto Magno, la Scilla era usata, oltre che nell’idropisia, anche per provocare il flusso mestruale.

Curiosità
La pianta deve il suo nome scientifico di Urginea, al fatto che cresce in abbondanza nel territorio della tribù araba dei Beni Urgin, presso Bonav in Algeria.
Scilla invece deriverebbe dal greco sculleum, che significa straziare, tormentare, chiara allusione alle proprietà venefiche del bulbo.
In dialetto ruvese è chiamata “cipuodd canein” ossia cipolla canina.
I bulbi a contatto con la pelle provocano arrossamenti e prurito per il loro contenuto in rafidi di ossalato di calcio, una sostanza volatile che irrita anche gli occhi.
Un tempo venivano bolliti e il liquido di cottura utilizzato come insetticida per combattere le mosche.
Sopravvive agli incendi.