Il Mondo animale: il Toro

Gli egizi adoravano il toro come emblema del dio Amon, in Tebe; talvolta Amon stesso viene chiamato col titolo di “toro celeste”.
E’ evidente che qui non si faccia riferimento all’animale terrestre con le sue prerogative, ma piuttosto alla capacità fecondante, di cui il toro è un emblema.
In pratica Amon era, in un certo senso, il generatore del Mercurio celeste.
Le ipostasi di questo dio tauro-solare erano l’Api, chiamato anche Oserapis o, in Grecia, Serapis, ovvero Osiride e Api insieme di Menfi e il Mnevis di Eliopoli.

Un toro veniva sacrificato durante la cerimonia di mummificazione.
Venivano estratti il cuore che, assieme ad una zampa dell’animale, veniva mostrato e posto vicino al viso del defunto, in modo che questi potesse aspirarne la forza e la vitalità.
Il toro, in Egitto, poi in età greco-ellenistica, finì per rappresentare Zeus ovvero il Giove romano.
Ci si permetta una riflessione; Giove è l’archetipo che domina la ghiandola dell’ipofisi che “regna” sulle gonadi (in realtà è un reciproco condizionamento, chiamato in inglese “rebound”) e quindi la “potenza riproduttiva” taurina è vincolata all’ipofisi
1.

L’aspetto della fecondità del toro, ci porta da un piano solare ad un piano lunare, giustificato anche dalla disposizione delle corna simile ad una falce lunare.
Ne va dimenticato l’ipostasi nella forma di toro di Ptha, in quanto principio di rinnovamento della Vita nella Natura e, forse per questo motivo che nella rappresentazione zodiacale il Toro viene rappresentato con al collo la croce ansata, simbolo della Vita.
Presso le civiltà mesopotamiche, invece erano i taurocefali alati ad essere sacri, viceversa il toro Eabani, privo di ali e colla testa cornuta di uomo, era considerato animale infernale.
Crediamo sia possibile vedere la rappresentazione delle due sessualità: una sacra e celeste, l’altra terrestre e istintiva.
Una divinità assiro-babilonese, il dio Adad, rappresentata da un toro, era il dio degli uragani e delle tempeste, poichè l’impeto della corsa e il muggito ricordavano la corsa del vento e il brontolio del tuono.
Uno dei suoi epiteti era quello di “Signore del fuoco celeste”.

In Grecia, il toro era sacro a Posidone, probabilmente perchè ne ricordava il mugghiare delle onde tempestose. In particolare era sacro il toro dal manto nero che veniva sacrificato al dio marino.

Il sangue del toro fu utilizzato a scopo purificatore e di iniziazione nei riti mitriaci e orfici.
In questo caso l’iniziando veniva “battezzato” una volta denudatosi, con l’evidente scopo di “polarizzare” le proprie energie su un piano diverso da quello materiale e da quello istintivo.

Si noti come il sangue sia in relazione al sole, e richiami un altro animale: il leone.
In questo caso specifico il re o l’eroe si avvolgeva nella pelle di un leone, coprendo la testa colla parte simile della pelle.

Presso i latini i tori trainavano il carro di Diana, la greca Artemide, in virtù del simbolo della falce lunare che porta sulla testa.
Il dio babilonese Marduk (il dio sumero Shamash) è considerato il toro di Utu; il destriero di Shiva è il toro chiamato Nandi.
Presso la tradizione cristiana il toro bianco è l’emblema della parola di Cristo, oltre al Cristo stesso in quanto Padre del gregge.

1 Tale sottolineatura denota la perdita di certi “valori” di conoscenza, indicanti il progressivo decadimento della medesima, da uno stato più globale ad uno più spezzettato.