Il Mondo animale: l’ariete

Kneph

Ariete

L’ariete fu uno dei simboli più rappresentati, probabilmente antico retaggio di una antica umanità dedita alla pastorizia.
In Egitto era l’ipostasi di Amon-Ra, ovvero il Sole agente, sotto le spoglie di un Ariete coronato dal disco o del globo solare.
L’ariete, la sua testa, era pure l’ipostasi del grande demiurgo, chiamato Kneph, il principio stesso della vita.
Pure Osiride era rappresentato da questo animale nella forma tetramorfa con quattro teste, quattro corna, una testa e un corpo per ciascuno delle quattro direzioni cardinali.
Era sacra una statua arietina, pressso Mendes, veniva ritenuto capace di rendere feconde le donne, poichè si riteneva fosse animata da Osiride nella forma del suo Ba.

La segnatura dell’ariete
Questa prerogativa pone l’ariete come un animale dalla segnatura marziana sotto l’egida del Sole, la manifestazione nellla sua massima espressione vitale.
In Grecia, su impressione egizia, si trasferì l’ariete come ipostasi Zeus.
Persino Alessandro Magno si fece rappresentare con le corna ammonnee e nella foggia in cui si rappresentava Zeus.

Ariete nell’oriente
In medio oriente e in India troviamo l’ariete espressione del principio vitale conosciuto come Agni (अग्नि), che ricorda il latino ignis, cioè Fuoco.
Agnis è l’espressione del reggente del Fuoco, quindi della purificazione sia materiale che spirituale.
Tali riferimenti si hanno dalla lettura dei Rig Veda e dal Avesta, ma considerando fonti persiane scopriamo che il Fuoco chiamato Agni è l’aspetto opposto del Soma di natura acquea.
E’ evidente che Agni si possa assimilare al Sole e il Soma alla Luna, attivo e passivo.

L’ariete da solo o in forme zoomorfe miste si ritrova in tutte le culture da Nord a Sud e persino in Cina.
Nell’iconografia cristiana fa coincidere l’ariete proprio con la figura di Cristo, sia nella persona sia nella funzione di “Guida del gregge”, fino a quella di Pastore.
In analogia con Kneph, il datore di vita, il Cristo-Ariete è principio di paternità spirituale, così come il segno dell’Ariete inquadra un periodo in cui la Natura esplode di vitalità, dopo il riposo invernale.

Il mondo cristiano ha fatto del simbolo di “Vita dopo la morte” come già avevano fatto gli antichi.

  1. La leggenda del Vello d’oro o Toson d’oro

La leggenda narra della origine del Vello d’oro, la pelle di un ariete disceso dal cielo, che Frisso salvato da Zeus da un sacrificio umano che doveva consumarsi per fermare una pestilenza nel regno di Orcomene.
Zeus aveva preso con sè anche la sorella, Elle, di questi per portarli, entrambi, in salvo nella Colchide.
Elle era precipitata in mare che da quel momento prese il nome di Ellesponto.

Frisso aveva posto il vello simbolo di Ares, il Marte greco, su un albero sacro al medesimo dio.

A difendere il prezioso tosone vi era lo spaventoso mostro colchico.

Gli dei furono così soddisfatti del sacrificio che legarono la fecondità dei luoghi proprio alla presenza del vello nei luoghi stessi.

E l’Ariete segno zodiacale fu posto a principio dello Zodiaco, sopratutto ai mesi di maggiore vitalità sulla Terra.
Si noti che a difesa dell’ipostasi di Marte, sia stato posto un nome che è legato ad una pianta saturnina con il medesimo nome.
Ancora una volta si noti, come l’aspetto del Guardiano della soglia sia espresso tramite una bestia “venefica” posta a guardia del mondo astrale, l’Ariete celeste.
Ricordiamo che il colchico è una pianta saturnina velenosa, una delle quattro che sono state considerate “magiche”, specie nel volo delle streghe.

Poi si inserisce la leggenda degli Argonauti e di Giasone che rubarono il Vello, uccidendo Colchico con l’aiuto di Medea.

Si narra che sulla parte interna del Vello sia scritto come effettuare la trasmutazione dei metalli.