L’Uomo Universale: la manifestazione della Trinità nell’Uomo

La tradizione antica ci ha tramandato una visione triplice dell’Uomo che la Scienza moderna ha offuscata. Tale visione fa riferimento, nella tradizione alchemica, alla realtà del Solfo, del Mercur e del Sal.
Tali realtà sono percepibili nella loro globalità, cioè non sperimentabili separatamente attraverso i cinque sensi, ma distinguibili a chi volesse “vedere” con gli occhi del Cuore.

Il corpo dell’Uomo
Se osserviamo il corpo nudo, a parte le appendici, le braccia e le gambe, vediamo che  esso è divisibile in tre parti: zona viscerale, torace e testa.
La zona viscerale dal pube all’inizio della cassa toracica.
Qui troviamo gli organi riproduttivi e gran parte degli organi metabolici: gli organi preposti alla costruzione e mantenimento del Sal.
Secondo gli insegnamenti antroposofici corrisponde alla sfera del Volontà.
Salendo troviamo poi il torace che contiene gli organi del ritmo sanguigno, cuore, polmoni,  fegato (in parte), vescicolare biliare (in parte) e milza (in parte) che possiamo attribuire al Mercur.
Sempre secondo la visione antroposofica corrisponde alla sfera del Ritmo (cardiaco e respiratorio) in assunto col Sentire.
Abbiamo infine la testa che contiene il cervello e si prolunga nella colonna vertebrale attraverso il midollo che attribuiremo al Solfo.
Qui per la medicina antroposofica siamo nella sfera Neuro-sensoriale, cioè del Pensare.

Tale visione non deve essere rigida e dogmatica, ma solo indicativa, in quanto cambiando prospettiva ed assumendo il punto di vista della funzione psichica tale relazioni possono essere attribuite in maniera diversa.

Trinità del Sangue
In maniera sommamente indicativa possiamo parlare anche di Trinità sanguigna: le piastrine legate al Sal, gli eritrociti al Solfo e i leucociti al Mercur.

Trinità “cerebrale”
Per dare una ulteriore lettura in senso trinitario della fisiologia umana, osserviamo la costituzione del cervello come proposta da un ricercatore nel campo delle neuroscienze.
In studi svolti negli anni settanta e novanta un ricercatore, Paul D. MacLean, ha descritto il cervello come “Triune Brain[1]” (cervello uno e trino).
Avrebbe individuato tre formazioni anatomiche e funzionali principali che si sono sovrapposte ed integrate nel corso dell’evoluzione.
A queste tre formazioni egli ha dato i nomi di cervello rettiliano (Protorettiliano, R-complex, strutture sottocorticali), mammaliano antico (Paleomammaliano, Sistema Limbico) e mammaliano recente (Neomammaliano, corteccia cerebrale).

Il cervello rettiliano
Da questi studi si evidenzia che il cervello rettiliano rappresenta il centro fondamentale del sistema nervoso, essendo costituito dalla parte superiore del midollo spinale, da parti del mesencefalo, dal diencefalo e dai gangli della base (fra cui i centri olfattivi).
Il cervello di tipo rettiliano che si trova nei mammiferi è fondamentale per le forme di comportamento stabilite geneticamente, quali: la scelta del luogo di abitazione, il possesso del territorio, i modi di manifestazione per accaparrarsi l’interesse dell’altro sesso, la caccia, la capacità di ritornare alla propria dimora, l’accoppiamento, il lasciarsi sottomettere dall’imprinting, formare gerarchie sociali e scegliere i capi.
Nell’uomo il cervello rettiliano si è mostrato coinvolto inoltre in alcune violente reazioni, nella preferenza per la routine o per azioni rituali, ed in alcune forme di attività sostitutiva.

Il cervello paleomammaliano
Il Sistema Limbico comprende i bulbi olfattivi, il setto, il fornice, l’ippocampo, l’amigdala, il giro del cingolo, e i corpi mammillari.
Parti di esso sono coinvolte in attività primarie correlate col nutrimento ed il sesso; altre con le emozioni e i sentimenti; ed altre ancora collegano i messaggi provenienti dal mondo esterno con quelli endogeni.
A seguito di patologie, quali l’epilessia, o con l’utilizzo di sostanze psicotrope, in tale porzione cerebrale sembrano manifestarsi sensazioni ed esperienze di carattere allucinatorio.
Il sistema Limbico sembra inoltre essere sede delle credenze e abitudini che sopravvivono e si manifestano in noi, senza che siano vagliate dalla razionalità, quindi senza la verifica della veridicità.

La neocorteccia
La neocorteccia è la sede del linguaggio ed, in generale, di quei comportamenti che permettono ad una persona di affrontare situazioni nuove ed inaspettate, fra cui anche quella di prevedere avvenimenti futuri.
Le sperimentazioni mostrano che pur essendo fisiologicamente e chimicamente diversi e pur potendo funzionare separatamente, i tre cervelli collaborano nel funzionamento unitario, quasi a comunicare fra di loro.
Possiamo dire che mentre la neocorteccia ricerca una spiegazione di tipo razionale ai fenomeni che vengono osservati, il sistema rettiliano propone una visione di tipo magico, ovvero di natura irrazionale-primitiva. Infine il sistema limbico si pone come mediatore fra i due e sembra cercare di limitare il sistema rettiliano nella sua naturale rigidezza.

Se osserviamo, dal punto di vista della tradizione alchemica, la divisione trinitaria del cervello proposta da McLean (MacLean P., 1973, A triune concept of the brain and behaviour, Toronto, Buffalo (tr. it. Evoluzione del cervello e comportamento umano. Studi sul cervello trino, Torino, Einaudi, 1984)) sembra possedere delle assonanze con la triade di Solfo, Mercur e Sal.
Si può vedere, in una certa maniera, il cervello rettiliano come manifestazione del Sal, il cervello limbico quale manifestazione del Mercur e la neocorteccia del Solfo.

Il contributo di Gurdjeff
Tale visione era stata precocemente avanzata anche da Gurdjeff.
Leggendo l’opera de Il nunzio del bene venturo[2] ci si rende conto che l’autore stava facendo riferimento proprio ai comportamenti propri dei singoli “cervelli” evidenziato qualche decennio più tardi dagli studi sunnominati di MacLean.
G.I.Gurdjieff si rese conto, analizzando i comportamenti umani, propri e altrui, che l’uomo moderno viene ad essere “agito” ora dal corpo “fisico”, ora dal dal corpo “astrale” e ora dal corpo “mentale”.
Lo scopo dell’opera opera è quello di riportare ad un’unità queste tre forze che spingono all’azione, in senso relativo, l’uomo.
Siccome tali conoscenze Gurdjieff le aveva tratte dai suoi studi e frequentazioni presso i monasteri sufi dell’Asia minore, ove evidentemente si ritrovano influssi di conoscenze provenienti sia all’Antico Egitto sia dall’antica conoscenza vedica, appare chiaro che nella sua disanima egli avesse in mente la visione delle qualità espresse dalla Triade archetipale Solfo, Mercur e Sal.

Tre cervelli: cervello s.s., l’intestino e la sfera sessuale
Così se il cervello è visto come la manifestazione del Solfo, l’intestino, simile a questo, anche per via delle volute in cui si dipana all’interno dell’addome, è la sede del cervello “sensitivo-emozionale”, cioè il Mercur. Tale affermazione si evidenzia con il fatto, che particolarmente in caso di forti e/o continuate emozioni, l’individuo manifesti disturbi a carico del sistema gastrointestinale.
Per ultimo, il “cervello istintivo” sarebbe legato all’apparato riproduttivo e manifestazione del Sal, ove l’istintività spinge alla salvaguardia del corpo e della prosecuzione della specie.

Fede,Speranza e Carità
Sul piano della tradizione cristiana si può tracciare un’analogia tra le Virtù teologali, di chiara origine egizia, e la trinità alchemica.
Il principio Sal corrisponde alla virtù chiamata Carità.
Caritas in latino vuol dire benevolenza – deriva da caro, che significa carne, quindi è una qualità di carattere fisico, cioè espressa sul piano fisico e quindi possiede la stessa potenza della forza generativa.
La Carità, la terza Virtù teologale, è uno dei doni dello Spirito Santo, terza persona della Trinità cristiana, corrispondente a Râ, nella triade egizia Amon-Ptah-Râ.
La Carità, sostiene poi due aspetti secondari: la Misericordia (dal latino miserere, che richiama in sè la radice sanscrita harsa (हर्ष), che significa bruciare (nel senso di “passione) e cordia che deriva da cor, cordis che significa cuore: cioè bruciare il cuore, sacrificare il proprio ego) e la Generosità, cioè capacità di generare, senza attaccarsi al frutto delle azioni.

La seconda Virtù teologale è la Speranza, legata al Mercur.
L’etimologia, proposta dai cristiani vuole che il termine venga da speira[3], fune o corda, a cui attaccarsi.
Ma l’etimologia forse più corretta è legata all’omologo verbo speiro, che significa seminare, con un gesto di spargimento del seme da destra a sinistra a spirale.
Anche perché la Speranza è un atto attivo e volitivo e non passivo!
Prova ne sia che l’aspetto secondario della Speranza è la Scienza, cioè l’atto del conoscere, che passa attraverso l’Esperienza o l’experienza.

La prima virtù teologale è la Fede, legata al principio Solfo.
La tradizione moderna, slegata dalle antiche etimologie, ha perso di vista il vero significato di detta parola, cioè certezza, ottenuta con la sperimentazione, e non aderenza acritica ad una verità “fornita”.
Alla Fede è assegnata infatti, come “virtù secondaria“, l’Intelligenza, che deriva da inter, tra e legere, leggere, ovvero leggere tra le righe, diciamo oggi, comprendere il vero significato – esplicare cioè un atto personale e non un “riflesso” di altrui affermazioni.

Possiamo quindi sintetizzare la Triplicità delle virtù teologali in questa summa:  Affidarsi alla Esperienza nella Carne (Materia).

Cibo, Aria e Acqua
Nella triplicità umana entra a buon diritto l’alimentazione, nel senso di ciò che introduciamo nel nostro organismo per nutrirci e per sostentarci.
Il processo metabolico è una spiritualizzazione della Materia, che viene trasformata da massa ad energia, cioè da quantità a qualità.
Il dott. Angelo Angelini (corso di Alchimia I associazione Kemi Milano) trae spunto dalle Maitri Upanishad ( मैत्री उपनिषद्) per mostrare come i concetti della nutrizione moderna rimangano confinati su un piano monodimensionale fisico, mentre per conto gli antichi avevano un concetto ben più ampio e completo.

Nelle Maitri Upanishad sta scritto (traslitterazione del dott.A.Angelini):

“Il cibo allorché viene mangiato, si divide in Tre:

gli elementi più grossolani diventano deiezioni,

quelli  medi diventano carne,

quelli più sottili  diventano Manas (मनस्) o pensiero.

 

Il Manas, quindi il cervello, il pensiero duale, appartiene a questa serie di elementi, cioè è di ordine materiale.
Il cibo materiale è analogo al Sale dei Filosofi.

SALE FILOSOFALE – TERRA                DEIEZIONI                            (Sal)

CARNE                                  (Solfo)

MATERIA CEREBRALE      (Mercur)

 

“Allorché le acque (il Mercurio dei Filosofi,) vengono bevute, si dividono in tre;

gli elementi più grossolani diventano urine,

gli elementi intermedi diventano sangue,

quelli più sottili diventano Prana (प्राण),o soffio vitale.

 

MERCURIO FILOSOFALE-ACQUA
URINE                          (Sal)

SANGUE                      (Solfo)

(ARIA)            ENERGIA VITALE      (Mercur)

Ed infine: 

Tejas (तेजस्), Fuoco, allorché viene assorbito si divide in tre parti: 

gli elementi più grossolani diventano ossa,

gli elementi medi diventano midollo,

e gli elementi  più sottili diventano Vac (वाच्) o parola.

SOLFO FILOSOFALE-FUOCO               OSSA                  (Sal)

MIDOLLO           (Solfo)

PAROLA             (Mercur)

Manas, mio caro in verità, è fatto di cibo, il Soffio vitale di Acqua e la Parola (Voce) di Fuoco…..”

Maitri Upanishad afferma chiaramente che come mangiamo così pensiamo, cioè c’è uno stretto rapporto analogico tra quello che mangiamo e quello che è la nostra mente, ovvero il nostro pensiero ordinario, duale.
Potremmo svolgere il nostro compito di osservazione su altre parti e funzioni del nostro corpo, come anche nella Natura (p.e. nell’atomo: elettrone, protone e neutrone).
Lasciamo ad altri incontri e alla buona volontà di ciascuno il compito di sondare la Natura scoprendo le varie manifestazioni assimilabili alla Triplicità.

[1]              MacLean, Paul D. (1990). The Triune Brain in Evolution: Role in Paleocerebral Functions– Hardcover

[2]              Il nunzio del bene venturo ed. Astrolabio- Ubaldini Editore Roma

[3]              Il primo significato, comunque, sarebbe quello di spira.