Filosofia della Spagyria: Venere nelle piante officinali

Scendendo nella sequenza “caldaica” dopo Saturno, Giove, Marte e Sole entriamo nel regno di Venere.
Venere dal punto di vista ghiandolare è rappresentato dalle surreni e dal punto di vista metabolico dai reni.

Afrodite, Artemide, Iside, Ishtar, Nefti, Neith, Nut, Maat riconducono a quella forza che archetipalmente chiamiamo, in latino, Venere.
Dante Alighieri nel Paradiso nel “Cielo di Venere” sede dei Principati eleva la dea dell’Amore profano a rappresentazione del luogo di coloro che “amano il prossimo“. (
spiriti amanti
).

Caratteristiche generali
Psicologicamente le piante venusine calmano gli “animi“ ed  agisce nelle disarmonie e favorisce il dono dell’accoglienza sia verso l’altro sia nell’accettare ciò che viene serenamente.
La paura dell’inconosciuto è profondamente legato ai reni, nel senso del vaso energetico di Bilancia (assimilabile vaso dei Reni in MTC).
Le piante venusine agiscono su questa emozione.
Favoriscono l’equilibrio idro-salino, l’eliminazione di tossine metaboliche, purificando la pelle, l’apparato oculare.
Agiscono stimolando la diuresi, favorendo lo scioglimento dei calcoli, e stimolano la sessualità.
Con il suo invocatore Saturno tiene a bada gli eccessi marziani, modera il potere assoluto di Giove, collabora con Mercurio e sostenendo Sole.
Le piante e gli alberi di Venere sono normalmente armonici nella crescita e nell’aspetto.
Alcune volte risultano essenziali e dalla bellezza “fredda“, come Betulla.
Altre volte belli ma pungenti quasi a difendere come Artemide la propria virtù come Rosa canina e Acanzio o Acanto, che per la sua armonia foliare entra nelle strutture estetiche dei capitelli greci e nelle cattedrali gotiche.
Mantiene il contatto tra Eros e Tanatos attraverso tre piante principalmente: Ruta, Mandragora e Melograno.