Il Mondo animale: la Civetta

“m” il principio notturno – passivo

Civetta
Abbiamo visto il falco e l’aquila essere simboli della regale solarità presso gli antichi, ora invece vediamo l’espressione del regno della notte attraverso un rapace notturno.
In realtà si dovrebbe parlare di civetta, gufo e barbagianni, in quanto, questi rapaci notturni in generale sono rappresentanti comunque della notte.
Ma in realtà solo la civetta, però, vive spesso nelle case abitate al contrario degli altri due che preferiscono l’uno in parte i boschi, l’altro anfratti nella roccia o  ruderi elevati.
Le grida delle civette sono state e sono presagio di sventura; si dice che quando vengono alla finestra di una casa, portino un presagio di morte.

Le piccole civette, ebbero un posto di considerazione rispetto alle altre.

Per gli egizi era il simbolo del “passivo”, del lunare, per opposizione al falco-aquila che rappresentava il positivo, il “solare”.

Hekat e Nekehek

Probabilmente gli egizi lo ereditarono da popoli vicini o forse da tradizioni più antiche.
Essi la rappresentarono con, anche, i due scettri del potere regale faraonico come raffigurazione di Osiride, giudice dei trapassati e tale rappresentazione la si trova in buona parte del medio oriente antico.

I Greci vedevano nelle civette, una compagna della dea Pallade-Minerva1, dea dell’intelligenza “razionale” e mentale, la chiamavano glaucos, bianca.
Minerva stesso del resto aveva come epiteto anche quello di Glaucopis civetta.
Invece chiamarono buas il gufo e fenè, il barbagianni.
In generale però tutti questi animali venivano nominati col termine di “notturni”.
I Romani, poi, non fecero altro che adottare una simile visione.

Nelle zone dell’Asia centrale e dell’Europa settentrionale troviamo la maggior parte delle leggende riguardanti le civette e gli altri rapaci notturni.
Quasi sempre si trovano in leggende che hanno a che fare con l’antico culto matriarcale della dea Bianca, anzi dei suoi “resti” tant’è che spesso le civette e i gufi erano donne che avevano tradito e ucciso il proprio re e marito, e per questo venivano trasformate in uccelli notturni.
In tali leggende si può notare più di un riferimento al sacrificio annuale del reggente e marito della regina, che venivano ucciso alla fine dell’anno o al termine dell’accoppiamento sacro.
Tale rito è analogico al volo nuziale delle
api e la strage dei fuchi, che vengono allontanati dall’alveare stesso una volta terminato il loro compito fecondativo della Regina.

Comunque sia, la civetta ha sempre goduto presso le popolazioni scandinave e lapponi una posizione più positiva degli altri uccelli notturni.
Certamente il contatto di questi popoli con quelli del bacino del Mediterraneo ha introdotto tali considerazioni che tra l’altro hanno coinciso con la conoscenza e la considerazione di altri due elementi presenti al Nord: il
cigno e l’ambra.
La civetta fu considerata un po’da tutti gli antichi come simbolo della Sapienza (vedi nota 1) e della Prudenza, vista la sua timidezza e il suo nascondersi durante il giorno.
Più tardi essa rappresentò il rititro fecondo di studi e di meditazione conventizia sia nei monasteri medievali europei sia presso quelli orientali.

Per i primi Cristiani la civetta fu considerata come la portatrice delle sette Virtù teologali e rappresentò, anche, l’emblema del Cristo stesso.
Viste le scarse simpatie di cui comunque godeva il rapace, anche perchè confuso con il gufo, tale paragone al Cristo non fu molto apprezzato e sostenutonel mondo cristiano.

1 Minerva era uscita dalla fronte di Zeus, quando affetto da un feroce mal di testa, si fece aprire la testa da un colpo d’ascia di Vulcano.