Tratto dal “Serto di Iside” vol.II pag.19 A.Angelini ed.Kemi Milano

 

Il Tempo delle castagne

E’ la fine di un’epoca e l’inizio di un’altra?

Un ragazzino svolazzante e chiaccherone, un giorno di un tardo novembre, ormai lontano negli anni, venne invitato dall’ anziano, burbero e duro zio a fare una passeggiata dalle parti del santuario mariano di Castelmonte nei pressi di Cividale.
I due giunsero sulla vecchia Fiat 850 di color verde scuro al limitare di un sentiero, a qualche centinaio di metri dal parcheggio del santuario.
L’anziano scese, invitando con un gesto il ragazzino, sceso a sua volta, a seguirlo lungo il sentiero che si addentrava in mezzo ad un castagneto piuttosto vecchio, popolato da imponenti signori del bosco, alcuni ormai con rami secchi e scortecciati.
“Zio Luciano perchè siamo venuti qui? “ chiese il ragazzino.

L’anziano, come succede a quelli a cui l’età toglie la fretta del fare e del dire, non rispose.
Passò un tempo infinito per il ragazzino, per l’anziano solo un attimo fatto di respiri profondi e lenti, come capita a coloro che
ricordano a mala pena l’inizio della loro vita e invece ne intravedono l’approssimarsi del tramonto.

Zio Luciano perchè siamo venuti qui? “ ripetè a voce sommessa il ragazzino, con un po’ di strano rispetto per quel silenzio che era intercorso tra la prima richiesta e la seconda.
Allora l’anziano a sua volta chiese: “Quante castagne vedi per terra?”

Intimorito il ragazzino guardò in mezzo alle foglie secche che coprivano il suolo sotto i grandi castagni e sorridendo divertito rispose all’anziano: “Zio sono tante centinaia..”
Lo sguardo burbero dell’anziano si raddolcì un attimo per questa risposta e gli disse “Migliaia! E quanti castagni vedi?”……

Premessa
Per l’antica cultura contadina del Mediterraneo, quasi del tutto divenuta oggetto di studio solo nell’ambito delle tradizioni popolari, l’inizio dell’anno coincideva con l’inizio astronomico della Primavera.
Tale evento prende il nome di Equinozio, in quanto le durate del tempo di luce e di buio si equivalgono.


20 marzo 2017: inizio di una Nuova Era
Al cultore di antiche discipline custodite nei templi faraonici non sfugge che il 20 marzo del 2017 non è stato “solo” l’ennesimo Equinozio di Primavera.
In prossimità del mezzogiorno delle nostre latitudini, in quella data è avvenuto un passaggio molto particolare : la fine di un periodo lungo 252 anni (36 settimane cosmiche per 7 archetipi planetari) e l’inizio di un nuovo macrociclo che durerà 252 anni.
I cicli di 252 anni sono formati da 7 Settimane
cosmiche di 36 anni, che si susseguono secondo i simboli dei Pianeti che governano i giorni della settimana, in senso inverso: Saturno (Sabato), Venere (Venerdì), Giove (Giovedì), Mercurio (Mercoledì), Marte ( Martedì), Luna (Lunedì), Sole (Domenica).

L’inizio dell’Era moderna: 20 marzo 1765 inizio della settimana cosmica di Saturno
Il macrociclo iniziato nel 1765 è terminato nel 2016 , e nell’ultima settimana cosmica di 36 anni, tra il 1981 e il 2016, è stato dominato dall’archetipo planetario Sole.
Quello iniziato nel 2017, per 36 anni sarà dominato da Saturno, il greco Cronos, l’egizio Seth.
Per comprendere ciò che per noi può significare l’attuale entrata nell’ influsso del raggio di Saturno, dobbiamo rifarci alle vicende accadute nel ciclo di Saturno tra il 20 marzo del 1765 e l’equinozio di primavera del 1801.
In quei 36 anni si vennero ad affermarsi il pensiero scientifico illuminista e un nuovo pensiero politico, produttivo di grandi rivoluzioni, come quella che tra il 1775 e il 1783 portò all’indipendenza delle 13 colonie britanniche in terra d’America.
Appena sei anni più tardi esplose la rivoluzione francese, i cui effetti terminarono con il colpo di stato del Brumaio del 1799 da parte di Napoleone Bonaparte.
Anche sul piano giuridico si verificarono notevoli cambiamenti del concetto di Uomo: nel 1764 fu pubblicato il trattato, ancor oggi tenuto in gran conto, dell’illuminista Cesare Beccaria, “Dei delitti e delle pene”, nel 1765 additato come “proibito” dal Concilio Vaticano in quanto faceva venire meno il concetto di peccato in uso fino a quel momento.
Insomma le ultime vestigia del pensiero Rinascimentale , in cui scienza e magia erano unite e conviventi, vengono soppiantate dall’affermazione del pensiero razionale, che nel suo nobile intento doveva dare dignità all’Uomo.
Non essendo uno storico lascio ad altri la visione dei cambiamenti di pensiero e i suoi effetti sulla società di allora.

L’archetipo Saturno
Rappresenta l’”inizio dei tempi” della Genesi mosaica e dell’emistichio 200 della Cosmogonia di Esiodo.
Quindi Saturno risulta essere in relazione col ritmo, con il tempo.
Infatti per la mitologia greca era Xronos, il tempo.
Per gli egizi era impersonato da Seth, il nemico di Horo, figlio di Osiride.
Fu Seth stesso a sconfiggere Osiride, uccidendolo e smembrandolo in 14 parti che vennero sparse sulla croce dei quattro punti cardinali o degli elementi.

Da Cronos a Zeus
La mitologia greca ci narra che Xronos fu nascosto dalla madre Gaia (Terra) per detronizzare il padre Urano (il Cielo stellato) che a causa dell’incombenza sulla Terra impediva ai figli di lei di venire alla luce.
Su suggerimento della madre, durante l’accoppiamento del padre con lei, Xronos/Saturno con un falcetto lo evirò, gettando gli attributi nel mare (dell’astrale), dalla schiuma (Acqua e Aria) generata, nacque Venere/Afrodite.
Una profezia avvertì Saturno che sarebbe stato a sua volta detronizzato da un figlio.
Egli perciò obbligò la moglie Rea a portargli i figli appena nati e, per eliminarli affinché non si avverasse la profezia, li ingoiò.

Tutto andò così come egli voleva fino a che Rea, per salvarne almeno uno dalle ire paterne, nascose Zeus (Giove per i latini) nell’isola di Dittamo dove fu cresciuto dalla ninfa Melissa e dalla capra Amaltea.
Rea diede da mangiare a Xronos una pietra, analogicamente nominata in molte religioni come rappresentazione di Dio-Uomo, ovvero dell’Adam ebraico, del Purusha vedico, dell’Uomo cosmico.

La pietra “filosofale”
Rappresenta la pietra scartata dai costruttori che diviene pietra d’angolo, la pietra nera (un meteorite?) che è custodita presso la Medina sacra ai musulmani, il cubo su cui siede l’Imperatore nell’omonima carta dei Tarocchi, è, infine, la pietra filosofale della tradizione dell’alchimia, che viene ad essere espressa nell’acrostico: V.I.T.R.I.O.L.. (Visita Interiora Terrae Rectificando Inveniens Ocultam Medicinam).

Giove giunge a maturità e presentatosi al cospetto del padre lo spodesta, non lo evirò, ma anzi gli donò il regno dell’ al di là, il Regno dei Beati, i Campi Elisi, o ancora il Paradiso secondo la Divina Commedia di Dante Alighieri.

Ma che cosa significa tutto ciò dal punto di vista “materiale”?
Saturno è il dio della materiazione, ma anche della smateriazione
Materiazione in cui lo Spirito che diviene “schiavo” del Corpo.
Attraverso la Redenzione ovvero la capacità di divenire giusti rendendo il Corpo “servo” dello Spirito.

In pratica se sviluppiamo il nostro giusto sentire e il nostro giusto agire, attraverso il nostro coraggio, la morte non condannerà la Nostra Anima ad essere “ingoiata” dal mondo dell’Astrale, ma passati indenni dinnanzi l’Arcangelo con la Spada fiammeggiante (Micael), potremo risalire al mondo delle Stelle fisse.
Lungo e perilioso è tale sentiero irti di trabocchetti e di difficoltà che noi stessi ci creiamo attraverso i nostri desideri, le nostre aspettative, nonché i nostri pensieri e le nostre emozioni.

Questo raggio non si deve considerare solo un giudice severo e incorruttibile ma anche datore del premio che a ciascuno può essere riservato, una volta “purificati”.
Si potrà, allora, scoprire il “volto nascosto del Sole”, così come viene chiamato Saturno da Arnaldo da Villanova.


Il simbolo di Saturno
Il geroglifico del raggio di Saturno è la bocca che parla.
Oltreché nel senso di emettere il logos, anche nella sua implicazione di dare la vita o la morte.

Le antiche Upanishad pongono la parola (Vac वाच् ) in analogia con il Fuoco.

il Giudizio

Nei Tarocchi corrisponde alla carta numero 20, il Giudizio, ovvero l’espressione di quanto cammino si sia compiuto per il ritorno alla casa del Padre.
Nell’azione umana risulta essere la Freddezza (avere il sangue freddo) e la Concentrazione, cioè non lasciarsi distrarre da altro ma operare simile ad un’automa, sciegliendo o bianco o nero, o passivo o attivo.
Corrisponde pure a Determinazione, Sacrificio, Inflessibilità,
Estremismo Ascetico.

Freddezza
Per freddezza s’intenda il sangue freddo, ovvero, la capacità di essere senza emozioni e senza pensieri diversi da quelli che sono utili all’azione.

Determinazione
Essere determinati significa che, avendo verificate tutte le condizioni e le conseguenze, si agisce nella realtà per generare degli effetti.

Sacrificio
Per sacrificio s’intende che qualsiasi cosa compia un individuo dovrà essere per lui un atto sacro.

Inflessibilità
L’inflessibilità vuol significare il non indugiare sul superfluo, ma puntare all’essenziale, all’Essenza dell’atto in sè.

Estremismo ascetico
L’Estremismo ascetico, dunque, risulta la somma di tutti i punti sopra elencati: freddezza emotiva, determinazione, sacrificio e inflessibilità sono la disciplina di un anacoreta.
Altre qualità di Saturno: la Concentrazione Mentale, la Forza di Astrazione, la Focalizzazione.

Queste qualità esercitate portano con sè altre realtà come realizzazione della disciplina, ovvero:

Concentrazione Mentale
La Concentrazione Mentale è la capacità di mantenere la mente ferma.
Le tecniche meditative offrono una descrizione dello stato saturnino del meditatore, che diventa osservatore passivo delle sue sensazioni fisiche, del respiro e dei pensieri.

Forza di Astrazione
La Forza di Astrazione è la capacità di cogliere il cambiamento continuo del proprio sistema nervoso, che si adatta di continuazione alla realtà circostante e sapere “cogliere”, fermandoli, determinati mutamenti.

Focalizzazione
La Focalizzazione è la concentrazione portata alle estreme conseguenze su un determinato punto.
Focalizzare indica anche l’irradiazione della propria coscienza sull’oggetto dell’attenzione, così come la lente che convoglia la luce, posta ad una certa distanza dal pezzo di carta, lo brucia nel momento in cui i raggi convergono su un punto.

(continua- I°)